Borghi alla riscossa, non Paola però

L’Italia pullula di borghi, molti si sono rimboccati le maniche e hanno trasformato il loro stato dall’essere dimenticati a diventare eccellenze 2/3/4.0.

Borghi che avevano poco, alcuni niente, che si sono inventati un futuro. Anna Laura Orrico si è sempre prodigata per queste realtà (e per altro), da sottosegretario alla Cultura e da deputata, l’ha fatto certamente pensando anche alla sua Calabria che di simili borghi è ricca.

La città di Paola ha il suo piccolo borgo, arroccato a “grappolo”, che vede il mare. Poco altro. Quel grappolo ha acini importanti tra i tanti: la sede comunale, chiese, la Casa Natale di San Francesco, botteghe, un ostello (o almeno lo era), B&B (o almeno lo erano), un centro polifunzionale (o almeno lo era).

Tra i borghi che la Orrico cita, il piccolo paesino di Ollolai in Sardegna (in origine 1.200 abitanti, oggi più del doppio) è uno di quelli che hanno goduto più di altri del clamore mediatico. La vendita delle case del centro storico disabitate, alla cifra simbolica di un euro con l’unico vincolo di ristrutturarle, è stato solo il primo passo al quale hanno risposto ben 2500 aspiranti nuovi cittadini. La produzione di un reality olandese (“Ollolanda”) con delle coppie trasferitesi in Barbagia, e altre interessanti opportunità si sono affacciate a Ollolai.

Basta poco, voglia di fare e comunicazione.

Il “Corriere della Sera” racconta che Ollolai è divenuto meta di smart worker provenienti dalle grandi città, l’economia locale pare rivitalizzata e vogliono creare un’area coworking, un centro polifunzionale, spazi culturali e informativi essendo mutati usi e consumi. Anche il mercato degli immobili è rinato con l’interesse di compratori stranieri, inglesi per la precisione.

“Polifunzionale”. Che strano nome per un borgo che non lo ha. E per un borgo che invece lo ha?

C’è un altro esempio tutto italiano venuto fuori ultimamente sulle pagine del “Sole 24 Ore” che merita di essere ricordato, evidenzia la Orrico nella sua solita comunicazione con i follower.

Una startup pisana, “HQVillage”, ha deciso di valorizzare e riqualificare i borghi italiani, in particolar modo quelli che più hanno sofferto per lo spopolamento, trasformandoli in sedi aziendali alternative attraverso una rete di proprietari immobiliari e l’ampia offerta di servizi. Lavorare da remoto oltre ad essere spesso necessario sta divenendo abitudine per molte aziende. La necessità di trovare un ambiente comodo e funzionale per lavorare lontano dalla classica scrivania e lontano da casa ha ispirato la startup a creare una piattaforma che cerca il punto d’incontro fra gli interessi di lavoratori che riscoprono il piacere di una vita meno stressante all’aria buona ed in luoghi che trasudano bellezza, e piccoli proprietari immobiliari che vedono valorizzate abitazioni in disuso con un ritorno economico per tutto il territorio.

Ebbene, HQVillage intende valorizzare territori garantendo una più alta attrattività del borgo non solo per turismo, il ripopolamento con conseguente aumento della ricchezza media, l’opportunità di creazione nuovo lavoro e l’innovazione mantenendo unicità del luogo.

Paola e il suo borgo hanno già gran parte di queste caratteristiche che mancano a molti borghi, ha anche la struttura del Centro Laboratoriale A. Eboli che non sfrutta però, o lo sfrutta al di sotto delle sue potenzialità. Luoghi chiusi o aperti sporadicamente, che in origine erano dotati di suppellettili elettroniche per avviare, fin da subito, le attività laboratori ali al suo interno.

Chissà, se bussasse a Paola HQVillage quale sarà la reazione di chi (non) gestisce ciò che altri borghi devono costruire e che qui invece c’è, da anni?

L’ennesimo suggerimento ve lo stiamo dando noi di Paola Oggi, è gratis, sfruttatelo.

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