MORRA DERAGLIA E INSULTA LA MEMORIA DI JOLE SANTELLI

Non è su Tallini che il senatore Morra ha perso il controllo cercando di lucrare politicamente sull’appartenenza di Tallini a Forza Italia quanto sulla chiamata in causa della compianta Jole Santelli, deceduta a meno di un anno dall’elezione a presidente della Regione per una patologia oncologica che coraggiosamente combatteva da tempo.                                                                                                                     

Il senatore 5Stelle Morra, sovrapponendo il caso  Tallini alla elezione di Jole Santelli, perché entrambi di Forza Italia, si spinge a rimproverare i calabresi per averli votati. Secondo il senatore col pelo sullo stomaco e la sensibilità di un elefante i calabresi sapevano che Jole Santelli “fosse gravemente malata” e l’hanno ugualmente votata. Secondo lui non avrebbero dovuto. Mettiamo da parte stile e sensibilità che appartengono alla persona di Morra,  che hanno sollevato indignazione a destra e a sinistra, e guardiamo agli aspetti politici.

I calabresi sapevano che Jole Santelli, prima di accettare la candidatura, si era consigliata col suo oncologo che l’aveva incoraggiata ad accettare in quanto non c’erano clinicamente al momento ragioni per rinunciare. Questo sapevano i calabresi e comunque il tumore non era certo una ragione per non votarla.

Una volta eletta, Jole Santelli nei pochi mesi in cui ha svolto il mandato ha dato vita ad un nuovo corso della politica regionale, prendendo le distanze dai califfati instauratisi nella burocrazia della cittadella regionale che avrebbe voluto rivoluzionare e lavorando soprattutto a costruire una immagine della Calabria diversa da quella consegnata all’immaginario collettivo, come terra di ‘ndrangheta e malaffare per come la raccontano le cronache giudiziarie. La scelta di “capitano Ultimo” come assessore era per il suo alto valore simbolico non certo per una sperimentata competenza in materia di rifiuti. E anche la nomina di Bevere a direttore generale del Dipartimento della Sanità  e di Gianni Minoli alla Film Commission era un segnale di discontinuità con le logiche consociative consolidate sia a destra che a sinistra. Faceva molto affidamento sulla cultura, consapevole che le “rivoluzioni” muovono da una presa di coscienza di ciò che si è e non da ciò che una rappresentazione falsata e miope della Calabria vorrebbe raccontare. Al di là dell’infelice accoglienza che ha avuto, il video commissionato a Gabriele Muccino voleva essere nelle intenzioni il ribaltamento dei luoghi comuni sulla Calabria e l’affermazione della sua storia, dell’ascendenza magno-greca , delle sue bellezze, della sua arte, dell’ospitalità, dei suoi talenti sparsi per il mondo e dei buoni sentimenti dei calabresi, nella loro stragrande maggioranza ostili ad ogni forma di violenza e di illegalità.

Ma dove Jole Santelli si è prodotta con la determinazione che le circostanze richiedevano è stato di fronte all’irruzione del coronavirus e alle condizioni in cui la Calabria si veniva a  trovare nell’ affrontarlo. Al di là degli errori che inevitabilmente può aver commesso nell’affrontare un nemico sconosciuto a tutti, ha portato la Calabria alle soglie dell’estate come la regione meno colpita dall’ondata dei contagi con ciò facendo involontariamente delle nostre località turistiche le più richieste e frequentate. Jole Santelli fu la prima ad aprire le discoteche e la prima a chiuderle sulla base degli indicatori di cui disponeva. Navigava a vista perché erano le circostanze a richiederlo.

Sapeva della fragilità del nostro servizio sanitario e non esitò a lanciare l’allarme, la notte dell’assalto dei treni diretti al sud, che in Calabria si rischiava una “carneficina”. Con questa consapevolezza aveva chiesto a Conte di mettere fine alla gestione commissariale e di dotare la Calabria delle strutture, dei dispositivi e del personale occorrente. Risulta che aveva chiesto l’attivazione di quattrocento posti letto, quelli mancanti di terapia intensiva e l’assunzione di  medici e infermieri. Quel che ne è stato lo abbiamo appreso da impietose trasmissioni televisive sulla gestione commissariale.

Non è una forzatura affermare che  Jole Santelli ha avviato in pochi mesi quello che i suoi predecessori non hanno fatto in decenni.  Ora siamo finiti in mano a Spirlì ed è troppo facile cogliere la differenza.

Tornando a Morra, invece,il governo in cui Di Maio era vice-premier e Giulia Grillo ministra 5Stelle alla Salute, ci aveva regalato Cotticelli commissario. Ecco perché, al di là dell’imperdonabile insulto alla memoria di Jole Santelli, politicamente è uno spudorato. Non è dato sapere se resterà alla guida dell’Antimafia, visto che Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia hanno annunciato di ritirare i loro rappresentanti. Ma anche se dovesse restare, i calabresi non gli perdoneranno mai l’insulto alla memoria di Jole Santelli. Secondo un codice non scritto, come quello “barbaricino”, che si tramanda di generazione in generazione.

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