DOPO LUCANO L’ATTACCO E’ AI SUOI ESTIMATORI…UN MAGISTRATO

DOPO LUCANO  L’ATTACCO  E’  AI SUOI  ESTIMATORI…UN MAGISTRATO

Abbiamo scritto che nei confronti di Mimmo Lucano,sindaco “deposto” di Riace assurto a simbolo dell’accoglienza e dell’integrazione felice dei migranti, la procura di Locri rivela più un accanimento giudiziario che una convinta consapevolezza dei reati che sarebbero stati commessi.

C’è un macigno che la procura di Locri  non riesce a rimuovere ed è il pronunciamento della Corte di Cassazione,detta non a caso la “Suprema Corte “, che ha smontato autorevolmente l’impianto accusatorio contro Mimmo Lucano arrivando a suggerire fra le righe di porre rimedio ai “vizi” procedurali e inquisitori e alla conseguente formulazione delle ipotesi di reato.

Ora viene fuori, da alcune intercettazioni, che Mimmo Lucano godeva dell’amicizia e dell’apprezzamento, per la missione laica e civile che portava avanti, di un magistrato della Corte di Appello di Catanzaro di cui non facciamo il nome, benché noto, per non prestarci  a rimbalzi  di delegittimazione se non di diffamazione.

Il magistrato in questione, che Lucano interpellava  quando aveva bisogno di chiarimenti circa le corrette procedure da seguire e circa la linea difensiva da adottare in presenza di coinvolgimenti  giudiziari, avrebbe dato consigli a Lucano senza incorrere in alcuna deviazione e meno che mai violazione rispetto al ruolo di magistrato.

Avrebbe consigliato a Lucano di non discutere per telefono delle sue vicende giudiziarie non soltanto per la loro delicatezza ma per l’uso strumentale che qualcuno avrebbe potuto farne.

E, infatti, al magistrato in questione, che è stato inquisito sulla base delle intercettazioni che lo interessavano, non è stato contestato alcun reato e l’ipotesi accusatoria è stata archiviata. Il paradosso è che al magistrato veniva  contestato di avere suggerito a Lucano di “non parlare al telefono” salvo poi mettersi lui nei guai per aver parlato al telefono con Lucano. Un controsenso addebitargli di aver parlato con Lucano per suggerirgli di non parlare per telefono delle sue vicende giudiziarie.

Insomma un autogòl macroscopico difficile da accettare sul piano logico ma anche per la stima professionale di cui gode il magistrato in questione per competenza e preparazione giuridica.Sapeva certamente fin dove poteva spingersi.

Insomma non lo si è potuto accusare di nulla se non  di avere manifestato amicizia e solidarietà a Lucano mentre altri magistrati a Locri indagavano su di lui. Si dà il caso ora che che “Il Giornale”, non si sa come, ha ricevuto le “carte”  che riguardano le intercettazioni incriminate e le indagini svolte e che sono state pubblicate nonostante non ci sia alcun reato contestato al magistrato. Sotto il profilo formale può darsi che il CSM, organo disciplinare della magistratura, abbia qualcosa da contestare, in termini di “compatibilità ambientale”, qualcosa al magistrato estimatore di Mimmo Lucano per la sua missione umanitaria.

Comunque sia e comunque vada a finire da oggi, nell’esprimere apprezzamento, fiducia e solidarietà a Mimmo Lucano, non dimentichiamo il magistrato  che, a nostro avviso, è impegnato non sul fronte della giustizia che applica con miopia e meccanicità le leggi  ma sul fronte della “giustizia giusta”, quella che sa distinguere, come ha stabilito la Cassazione, che Mimmo Lucano non ha organizzato matrimoni fasulli ma ha semplicemento sottratto all’espatrio la sua compagna di vita con matrimonio formalmente combinato.

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