LA CGIL A OLIVERIO: O FAI QUALCOSA O PASSA LA MANO

LA CGIL A OLIVERIO: O FAI QUALCOSA O PASSA LA MANO

La dichiarazione rilasciata da Angelo Sposato, segretario regionale della CGIL, è flessibile ma inequivocabile nel significato. E’ una bocciatura netta dell’operato di Oliverio, come capo del governo regionale, e non tanto per non aver fatto ma per aver disatteso annunci e impegni presi in proposito.

“Abbiamo provato – afferma Sposato – in tutti i modi a chiedere alla politica regionale di mettere in agenda tre – quattro temi prioritari ma credo che  ormai non ci sia nemmeno la voglia di intervenire da parte della giunta”.

Sposato prende atto che le ultime vicende regionali, come la legge sulla doppia preferenza di genere, sabotata più volte, riflettono una instabilità della maggioranza che non consente alla giunta di prendere decisioni significative per cui sarebbe opportuno prenderne atto e non prolungare un’agonia che dura da più di un anno.

Il segretario della CGIL ricorda di aver proposto a Oliverio un patto di fine legislatura centrato su tre – quattro obiettivi ma non se ne è fatto nulla mentre Oliverio ha continuato a logorarsi nella contrapposizione frontale ai commissari della sanità.

“E’ evidente – osserva Sposato – che ormai c’è uno scollamento fra i problemi reali della Calabria e gli interessi della politica che non sembra avere più idee. ”Sposato non lo dice esplicitamente ma lascia intendere che i politici ormai sono presi dalla scadenza elettorale che rende incerto per molti il ritorno in consiglio regionale. Rimane comunque il giudizio implicito che dà dell’operato di Oliverio, per altro stigmatizzato in più occasioni ed ora consegnato all’opinione pubblica anche per prendere le distanze da una gestione fallimentare  che è tutta nella responsabilità e nella inadeguatezza della politica, per come rappresentata e interpretata.

E per rimanere sulla sanità arrivano le argomentazioni impietose dell’ex-commissario Massimo Scura che, in una lettera aperta inviata  al capo del governo nazionale, smonta il decreto sulla sanità contestando i dati riportati, in quanto non veri, riconduce il decreto a finalità elettoralistiche e addebita agli uffici ricadenti nella competenza di  Oliverio la responsabilità di non avere controllato  e  ad Oliverio di avere affidato a personale inadeguato, se non incompetente, la tutela degli interessi della Calabria ai tavoli della mobilità passiva,ovvero dove si conteggiano i 350 milioni della migrazione sanitaria.

L’ex-commissario fa anche un discorso di competenza dei manager, della possibilità di valutarne i risultati dopo sei mesi, concludendo che in Calabria la questione sanitaria è innanzitutto etica e culturale prima che organizzativa.

Se, per come si è avuto modo di leggere, in Calabria prima che i livelli essenziali di assistenza non sono rispettati i livelli essenziali di legalità nelle forniture, nelle fatturazioni, nei profili di responsabilità amministrativa e penale  dei manager nominati dalla politica, se chi ha prodotto debiti non è chiamato a risponderne, se non vengono fuori i nomi di chi ha ridotto la sanità calabrese nelle condizioni in cui versa, vuol dire che siamo in presenza di una messinscena a fini elettorali in cui,in concreto, nessuno risponde del proprio operato e i calabresi non potranno che continuare  a farsi curare fuori regione. Un business, quello della migrazione sanitaria, che alla sola Lombardia frutta più di 800 milioni l’anno.

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