COSENZA NON E’ IL “PAPEETE” E SPEGNE SALVINI

Di sicuro a protestare contro la presenza di Salvini a Cosenza erano in molti, cinque volte e più di quanti si sono recati al teatro Morelli per ascoltare il verbo di colui che voleva “i pieni poteri”.

Ma una folla non va indicata genericamente perché è vero che c’era gente di ogni età, dall’anziano al bambino, ma esplosiva e prevalente era la “meglio gioventù” di questi tempi tristi, del pensiero breve e delle solitudini da tastiera, che legge, si informa, studia, pertecipa e soprattutto esercita il diritto di critica e di dissenso. Salvini li ha fatti incontrare e li ha compattati nel sentimento comune di avversione e contrasto a lui e alla Lega per ciò che politicamente rappresentano e per la non dimenticata xenofobia antimeridionale.

A gonfiare il corteo c’era anche il ’68, canuto e acciaccato ma con un guizzo di energia e di compiacimento per la larga partecipazione giovanile. Come dire: non siamo morti democristiani e  non moriremo nemmeno leghisti.

Non siamo in grado di affermare se nel corteo c’erano esponenti della sinistra infrattata nei partiti, quella che si sta disperando per le resistenze e i rifiuti che sta incontrando la ricandidatuta di Oliverio alla presidenza della giunta regionale. Se c’erano, camminavano ai margini, un po’ dentro e un po’ fuori, trattandosi di un corteo non autorizzato, animato da slogan crudi e diretti, vaffanculo espliciti all’indirizzo di Salvini e di chi lo segue e, pertanto, in qualche modo “eversivo”.

Insomma, a prescindere da Salvini e dalla sua venuta in città, bisogna salutare con grande compiacimento e soddisfazione  la partecipazione di massa alla protesta. C’è un’altra Cosenza punto di riferimento di una sinistra giovane e militante che,nelle realtà locali della provincia cosentina, opera e costruisce “massa critica”, consapevole della posta politica in gioco. Salvini li ha fatti incontrare e, a tempo e luogo, ne vedrà le conseguenze sulla sua leadership. L’elicottero che ha volteggiato sulla città, a protezione del suo comizio al Morelli, riflette nel concreto l’ampiezza dell’avversione alla presenza di Salvini percepita da chi governa l’ordine pubblico.

Quanto al comizio tenuto al Morelli nulla di nuovo da registrare rispetto alle esternazioni quotidiane che Salvini fa  nei confronti del governo in carica, del presidente Conte e di quelli che egli considera traditori. Non si rassegna all’idea  che si è autodistrutto con l’invocazione dei pieni poteri, l’avversione all’Europa e gli interrogativi ancora senza risposta sul “Russiagate”ovvero l’offerta fatta a Putin di una Italia a trazione leghista orientata a costruire una Europa a trazione sovietica. Se la contropartita a questo orientamento è passata per traffici e forniture di petrolio “accomodate” resta una ipotesi in attesa di conferme o di smentite.

Ma Salvini era atteso in città anche per sentire una parola definitiva sulla candidatura del sindaco Occhiuto alla presidenza della Regione per il centrodestra.

Salvini non si è scoperto, vi ha girato intorno, se ne può discutere all’interno del centrodestra ma – ha precisato – il candidato prescelto non deve avere problemi diversi da quelli politici. Un modo per dire che non deve avere conti in sospeso con la giustizia e non deve venire dalle categorie della politica. Un siluro, cioè,in piena regola alla candidatura di Mario Occhiuto il quale ora, grazie a Salvini, come è accaduto con la sua rielezione a sindaco, potrà mietere consensi e voti di opinione oltre il centrodestra.

Legittimo chiedersi se Occhiuto guadagna di più, elettoralmente, senza contaminarsi con Salvini oppure se l’indisponibilità di Salvini a sostenere la sua candidatura va a pregiudicare un risultato che in molti continuano a dare per scontato e cioè la vittoria non nei sondaggi ma nelle urne.

Ma rispetto alla giornata, al suo significato ed alla tanta gente che ha fatto scendere in strada il veto posto da Salvini alla candidatura di Occhiuto diventa irrilevante o comunque marginale.
Quello che resta di questa giornata a chi ha manifestato è la consapevolezza che, a restare vigili e reattivi, non moriremo leghisti. E non è poco considerato come, con l’invocazione dei pieni poteri dal “bagnasciuga” del Papeete la situazione  fosse degenerata.

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