Ernesto Caselli era una persona perbene

Era una persona perbene

Fra otto giorni le urne elettorali avrebbero eletto ancora una volta Ernesto Caselli
sindaco di Diamante perchè le previsioni erano prevalentemente in suo
favore. Invece un infarto lo ha stroncato all’alba di un sabato che si annunciava
denso di incontri e di un comizio serale. Aveva 62 anni e non aveva problemi di
salute.
Ernesto Caselli non era un politico di professione in senso stretto anche se seguiva
costantemente la politica a livello nazionale con letture mirate e approfondimenti
specifici. Il suo impegno politico ed elettorale ha avuto come unico teatro la sua
città e la sua gente.
Ha ricoperto la carica di sindaco di Diamante per 14 anni e con
lui la cittadina tirrenica, detta “perla del Tirreno”, fa il salto di qualità aprendosi a
flussi turistici non più limitati alle seconde case ed alla mobilità domestica
dell’hinterland collinare.
Già come assessore al Turismo, negli anni ottanta, aveva assecondato le iniziative di
chi voleva trasformare le notti di Diamante in notti da vivere, valorizzando gli
entusiasmi dei giovani che guardavano ai modelli più affermati del turismo nazionale
dove le notti diventavano i momenti intensi del divertimento e degli appuntamenti
musicali.
Ernesto Caselli è sempre stato convinto che per fare superare a Diamante la
dimensione di un turismo prevalentemente domestico, familiare, era necessario
investire in cultura in senso interdisciplinare dalla musica allo sport, alla lettura, alle
serate culturali con ospiti di prestigio. Utilizzò l’occasione di una gara fra comuni,
sulla Tv nazionale, per far conoscere Diamante come una meta obbligata, per le sue
bellezze, negli itinerari del sud.
Era molto legato a Diamante e alla sua gente e anche quando le vicende politiche
comunali lo hanno estromesso dalle postazioni di potere ha continuato a
interessarsi dei problemi della comunità non facendo mai mancare il suo punto di
vista pur tenendosi lontano dalle beghe e dalle strumentalizzazioni della lotta
politica.
Nel periodo estivo, quando Diamante passa dai suoi cinquemila residenti a 70 mila
presenze, Ernesto Caselli ha continuato a curare le pubbliche relazioni con gli ospiti
più illustri presenti a Diamante, magistrati, professionisti di valore, artisti,
intellettuali. Le sue ascendenze politiche erano socialiste ed è stato grande amico di Giacomo Mancini vivendo da vicino le sue battaglie e il cursus honorum. Non ha
avuto né ha mai manifestato ambizioni di carriera politica. Teneva sempre un
profilo basso e riusciva a stabilire rapporti umani con tutti al di là delle appartenenze
politiche.
Questo spiega perché un flusso continuo di persone ha salito le scale della sua
abitazione per rendere l’ultimo saluto alla salma. Al riguardo rimane l’interrogativo
perché mai la salma non è stata esposta nell’atrio del palazzo comunale. La sua
morte ha azzerato la campagna elettorale, bisognerà rifare liste e candidature
seguendo le procedure di legge senza alcuna interazione o sovrapposizione con la
campagna che si è drammaticamente interrotta. Ai cittadini di Diamante andava
consentito di rendere omaggio a chi aveva amministrato per circa 15 anni la città e
l’atrio comunale, visto che la sala del consiglio è stata smantellata, era il luogo
deputato per consentire ai cittadini che lo desideravano di rendere omaggio al suo
sindaco-concittadino.
Qualcuno spiega l’accaduto col timore che l’onda emotiva prodotta dalla morte
improvvisa, a otto giorni dal voto, avrebbe potuto favorire la parte politica che ha
sostenuto la candidatura di Caselli a sindaco danneggiando conseguentemente la
parte politica antagonista. Una spiegazione che non convince e che denota un
eccesso di zelo non richiesto dalla circostanza.
La morte di una persona mette fine alla sua vicenda terrena e anche al suo percorso politico, quale che sia stato, se al servizio dell’istituzione e della vita democratica della città.
Si potrebbe dedurre che per qualcuno Ernesto Caselli anche da morto è in grado di influenzare il futuro politico di Diamante.
Comunque sia, al di là della burocrazia che fa incursioni moleste nelle regole della
civiltà politica, decidendo motu proprio di negare a Ernesto Caselli l’atrio
municipale, il gonfalone del comune e due vigili urbani in alta uniforme accanto
alla bara, come avrebbero voluto i cittadini di Diamante, nessuno potrà impedire
che il sindaco più amato dai diamantesi, delle cui lacrime c’è larga testimonianza,
vada ad occupare il suo posto nel pantheon della memoria che ogni città riserva a
chi ha onorato, con merito, l’appartenenza al servizio e nell’interesse della sua
gente.

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