GILETTI SI DIA UNA CALMATA…SE CERCA LO SCOOP VADA ……

Calabria “sanitaria” torna protagonista nella trasmissione nazional-popolare “Non è l’arena “in onda la domenica sera condotta da Massimo Giletti. Si comprende che la sanità calabrese è talmente piena di nefandezze che, se una trasmissione o un conduttore è a corto di argomenti, funziona sempre per fare notizia e “salvare” l’audience.

Domenica scorsa, però, Giletti è partito male cioè con una “non notizia” o una notizia talmente datata che è stata ormai incorporata e negletta. Ovvero il buco nero nella contabilità dell’Asp di Reggio di oltre un miliardo è certamente meno rilevante del fatto che dal 2017 non vengono approvati i bilanci perché gli imbrogli e le discordanze nella contabilità, come le doppie o triple fatturazioni, sono tali che nessuno, comprensibilmente, si avventura a firmarli. Ma Giletti ha ritenuto di insistere nel falso scoop facendo finta di rivelare l’occulto.

Ancora peggio è andata, ai fini della costruzione della trasmissione, aver raffrontato il buco di oltre un miliardo alle spese di mobilio per 31 mila euro autorizzate dal direttore generale del dipartimento salute della Regione, Francesco Bevere. Negli sperperi della Regione Calabria 31 mila euro sono una elemosina, un cip al tavolo dell’assalto alla spesa pubblica. La scrivania e il divano presidenziale, con relativa spesa, nella situazione sanitaria in cui versa la Calabria, dovevano essere, al di là della legittimità della spesa, l’ultima preoccupazione/occupazione del direttore Bevere anche per l’anomala posizione in cui si trova. Nominato, cioè, da Jole Santelli e, quindi, decaduto ma rimasto in carica senza poteri di firma per gli atti di competenza. Una questione di stile istituzionale, dunque, l’acquisto del mobilio, un dato caratteriale della personalità di Bevere ma niente di più. Nella più ostile delle ipotesi siamo in presenza del vezzo incontrollato di un burocrate che vive, si appaga e si realizza negli status-symbol dell’arredo dell’ufficio.

Ancora più penoso il tentativo affidato a Lino Polimeni -e andato a vuoto-di coinvolgere nella spesa del mobilio il commissario Longo che ha fornito una rappresentazione corporea del suo ruolo alquanto frustrante. Agganciato dalla telecamera di Polimeni si è presentato imbacuccato e infreddolito, con la mascherina abbassata sotto il naso, look e movenze da usciere di piano, balbettante a legittimare la spesa del mobilio che-particolare essenziale per Longo- non era destinato soltanto all’ufficio di Bevere ma anche ad altri uffici. Meno male. Ora possiamo stare tranquilli perché il commissario Longo veglia sulla spesa sanitaria.

Se Giletti in mancanza di scoop si accontenta di situazioni comiche più che drammatiche, pace alla sua trasmissione e a La7, ma se vuole scandagliare la spesa sanitaria calabrese muova i cronisti e chieda conto di come sono stati spesi i milioni messi a disposizione dal governo nazionale per contrastare la pandemia oppure perché, a fronte degli ospedali chiusi, ci sono due miliardi inutilizzati per realizzare i nuovi ospedali di cui la Calabria ha bisogno. Chieda conto dei debiti non contabilizzati delle ASP, dei contenziosi esistenti, degli interessi maturati, di quanto incidono le inefficienze sulla spesa sanitaria e sulla migrazione sanitaria fuori regione.

Di una cosa dobbiamo ringraziare Giletti e la sua trasmissione e cioè di averci fornito del commissario Longo una immagine che risponde plasticamente alla sua irrilevanza nella pur grave emergenza sanitaria in cui versa la Calabria. A distanza di quasi tre mesi dal suo insediamento nella carica di commissario l’unica iniziativa di cui si ha conoscenza è l’aver richiesto ai commissari delle ASP di approvare per tempo i bilanci pena la decadenza dalla carica con annessi benefit. Su tracciamenti, tamponi rapidi, prenotazioni, vaccinazioni, focolai fuori controllo, dati di bollettino inattendibili, variante inglese, scuole chiuse, assembramenti impuniti nessun cenno. Diciamola tutta: di tutto avevamo bisogno meno che di un “contemplativo” come lui. Si giustifica lamentando che non gli sono stati dati mezzi e personale ma forse è meglio così. Chissà quali danni potrebbe aggiungere a quelli dei suoi predecessori. Andava lasciato a casa, a godersi la pensione e a curarsi l’artrosi cervicale. C’è solo da sperare che Draghi giri lo sguardo sulla Calabria e ci regali pietosamente un generale-ma va bene anche un capitano purché in servizio attivo- che sappia e abbia il coraggio di fare ciò che va fatto.

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