La caccia. Strage di innocenti o arte venatoria?

Si sa, la caccia o la odi o la ami.
L’annoso dibattito tra cacciatori o sostenitori della caccia e “anticaccia”  occupa da sempre numerose discussioni sia nelle sedi “ufficiali”, e cioè tradizionalmente destinate a queste discussioni, e da alcuni anni anche sui social, dove si leggono quotidianamente cori di insulti da una parte e dall’altra.
La questione fondamentale è se sia “giusto” o giustificabile il sacrificio di un animale per il godimento personale di chi esercita la caccia. 

Kleitias, decorazione del vaso françois, ca. 570 ac, caccia al cinghiale calidonio

Su questo interrogativo si sono scritti fiumi di inchiostro e date milioni di risposte, ma alla fine si ritorna sempre al punto di partenza: se ami gli animali e la loro morte ti turba puoi accettare la caccia?
In realtà la vera risposta dipende da come si affronta la “questione animale”, intesa come dibattito filosofico tra specismo e pensiero animalista, ossia tra l’approccio inteso a considerare l’animale un mezzo e l’uomo un fine e quello che considera gli animali soggetti giuridici e morali.

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Detto in parole povere, la differenza è tra chi ama e tutela gli animali in senso assoluto e chi, pur rispettando la natura e gli animali non umani che ne fanno parte, non disdegna di utilizzarli per il suo nutrimento e il suo divertimento.
Queste differenze non sono sempre nette e, a volte, dietro posizioni “ufficiali” si celano fastidiose ipocrisie.
Non è accettabile, ad esempio, l’atteggiamento di chi odia la caccia perché dice, poveri uccellini (il cinghiale no perché è brutto) e poi mangia carne di vitello, di pollo o di maiale.
Non soffre meno un maiale che vive l’intera vita in un metro quadrato di spazio per poi essere macellato allo scopo di soddisfare il palato di un socio del WWF, anziché un cinghiale che passa l’intera vita allo stato selvatico nel suo ambiente naturale per poi essere abbattuto da un cacciatore.

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Il problema forse risiede anche nelle regole etiche a cui devono sottostare entrambe le categorie: i cacciatori non dovrebbero causare inutili sofferenze agli animali, impegnandosi nel rendere gli abbattimenti immediati e privi di dolore, e  e gli animalisti rispettare il diritto di ogni cittadino che ne abbia i requisiti, ad esercitare la caccia.

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