#iononmollo

L’intervista possibile: l’amara confessione di un possessore del braccialetto rosso

C’è un movimento sovversivo nascosto tra i paolani. È qui che le storie dei destinatari del braccialetto rosso vivono una realtà tutt’altro che leggera

D. #iononmollo è diventato un braccialetto al polso di sempre più persone che lo sfoggiano con disinvoltura. Lei è uno di questi, vuole raccontare il movimento al quale ha dichiarato di far parte?

R. Il braccialetto è diventato un ossessione. Dapprima i miei figli, poi anche io, ora anche mia moglie e i miei suoceri. In diverse fasi casa mia è stata invasa di braccialetti rossi con scritto #iononmollo.

D. In diverse fasi? Casa invasa? Vuole essere più chiaro?

R. L’approccio avviene prima con i più piccoli. I miei figli ancora adolescenti sono tornati a casa con il braccialetto al polso. Glielo hanno dato a scuola, hanno detto. Dopo qualche settimana ne hanno portati altri, per me e mia moglie che però si è rifiutata di indossarlo. Oggi invece, almeno quando andiamo a mare o la sera in piazza lo indossiamo, salvo mettercelo in tasca o lasciarlo a casa quando ci rechiamo fuori Paola.

D. Perchè sua moglie, pur rifiutandosi, ora lo indossa?

R. Perchè i miei figli si sono sentiti aggrediti verbalmente: “ti abbiamo dato braccialetti per tutta la famiglia ma tua mamma non ce l’ha al polso!”. La più piccola ha 9 anni e il grande quasi 11, si sono sentiti mortificati. All’inizio pensavano fossero i braccialetti rossi di quella fiction Rai, poi hanno visto che da un lato c’era la scritta #iononmollo e hanno continuato a credere che a non dover mollare dovessero essere proprio quei ragazzi affetti da gravi malattie. Sono stato io a capire che questa era una mossa del presidente del consiglio, i miei piccoli sono stati raggirati, sono stati coinvolti con l’inganno nell’agone politico.

D. Non mi è chiara una cosa, se è consapevole che i suoi figli siano stati raggirati, perchè ora tutta la famiglia indossa i braccialetti?

R. La correggo subito. Li indossiamo solo a Paola, in pubblico. A casa c’è un apposito cassetto dove li riponiamo una volta rientrati. Fuori Paola lasciamo i polsi liberi da queste cianfrusaglie.

D. Bene, ma perchè a Paola dovete dimostrare di appartenere al gruppo dei braccialetti rossi se, come dice lei, non gradisce tale souvenir?

R. Perchè a Paola, oggi, prima di guardarti negli occhi ti guardano i polsi. Questo modo di fare l’ho riscontrato in chi li indossa. Ci sentiamo osservati e sotto accusa, specie dopo che ai miei figli è stato fatto notare che la loro madre ne era sprovvista.

D. Vista l’età dei ragazzi mi preoccuperei più per loro che della forma d’apparire appartenente a un gruppo che in verità non supporta.

R. L’apparenza purtroppo fa ancora la differenza in questi ambienti. Il presidente è dovunque, negli incontri che periodicamente organizza ci insegna l’arte dell’apparire a tutti i costi e devo fargli capire che lo sostengo, mia moglie è casalinga e io sono precario, mi capirà.

D. Ma raccontandoci questa storia lei si è scoperto anche se ha chiesto di non rivelare le sue generalità. Non ha timore?

R. Non particolarmente. Non siamo i soli a far parte dei sovversivi dai braccialetti rossi. Abbiamo creato una chat privata e siamo una cinquantina, c’è pure il presidente.

D. C’è pure il presidente?

R. Sì, lui lo sa che una parte dei suoi è contraria alle sue strategie di marketing, ci supporta insegnandoci come e dove indossarlo, e come proporlo agli altri. Ne ha realizzati 1000 e stanno andando a ruba, dice lui. Gli serve che se ne parli, così come serve che lo racconti anche Paola Oggi.

D. Il presidente nelle sue riunioni parla di Paola Oggi?

R. Eccome. Siamo tutti sue vedette, c’è chi monitora i social, chi i giornali, chi la rete in generale e chi i bar.

D. I bar?

R. Anche i bar. Vuole conoscere tutto ciò che si dice di lui, in bene e in meglio.

D. Siete una squadra affiatata quindi. Almeno all’apparenza.

R. Loro lo sono. Il gruppo dei sovversivi fa finta. Indossiamo il braccialetto, chi può, e poco altro. Si figuri che noi sovversivi ci inventiamo cosa raccontargli.

D. Addirittura? E cosa gli raccontate?

R. Si figuri che qualche tempo fa uno di noi, sperando di farlo contento, gli ha raccontato che aveva guarito la ferita del figlio passandovi sopra il braccialetto. Ovviamente ha gonfiato la cosa prendendo in prestito i dettagli dal racconto evangelico di Lazzaro. Sa cosa è successo?

D. No, ma dica pure?

R. Questo si è convinto delle proprietà terapeutiche del braccialetto e vuole andare in giro per gli Ospedali a curare i malati.

D. Quanto durerà questa farsa?

R. Almeno fino alle Regionali, lo ha riferito lui stesso fin dal primo incontro, serve fare “ammuina”, che il suo nome sia sempre presente ovunque, anche sui polsi.

Grazie per la sua disponibilità, buona fortuna.

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