Sul mare di Paola un mare di bugie

È di qualche settimana fa la “denuncia” pubblica di Legambiente Calabria che chiedeva l’intervento delle istituzioni competenti in merito ad un probabile sversamento in mare di fanghi non depurati nel territorio di Paola

Secondo la stessa Legambiente il vantaggio di tale “azione criminale” sarebbe una riduzione dei costi di depurazione dei fanghi a svantaggio del mare calabrese e della balneazione, accuse gravissime che tramite un commento facebook l’assessore al contezioso del Comune di Paola, Francesco De Cesare ha liquidato come un atto di “malafede” in quanto lo stesso riteneva poco opportuna la pubblicazione di foto degli sbocchi dei fiumi in mare, specie se dopo giornate di pioggia, per rappresentare la sporcizia del mare.

Legambiente Calabria denuncia sversamenti fognari a Paola e l’assessore s’indigna

In realtà la foto, che ha fatto il giro dei social, dei quotidiani on-line e cartacei mostra evidenti sostanze inquinanti con presenza di agenti schiumogeni, non il classico sversamento di colore marrone dato dal trasporto di terra dei torrenti in piena a causa delle piogge in mare, presenti allo sbocco in mare del Torrente “Licciardo”.

In un recente report dell’ARPACAL, comunicato al Ministero della Salute, e pubblicato sul portale dello stesso ministero al sito www.portaleacque.salute.gov.it è stato certificato che l’98% del mare calabrese è balneabile e solo il 2% è colpito da zone di divieto di balneazione, ed indovinate tra le altre città dove risiedono queste zone di divieto? Proprio a Paola, e uno di questi due punti è il mare in prossimità dello sbocco del “Torrente Licciardo”, lo stesso oggetto del post di Legambiente, lo stesso che dal 2015, stando alle fonti governative, è stato colpito da un “divieto di balneazione” ancora in corso ed avente come causa di inquinamento principale proprio il torrente che tra le altre cose si trova in prossimità del l’impianto di depurazione. L’altra criticità di minor rilievo afferisce al torrente San Domenico, in prossimità dello sbocco in mare dello stesso torrente, ma non rappresenta al momento criticità tali da impedirne la balneazione.
Ovviamente resta sotto il costante controllo di ArpaCal.

Dunque, non sappiamo se effettivamente vi sia stato uno sversamento in mare di liquami non depurati – che spetta alla magistratura accertare – la cosa certa è che l’accusa sollevata dai vertici di Legambiente è gravissima. Si parla naturalmente di fatti che, se confermati, porterebbero all’inizio di un’indagine penale volta ad accertare l’esistenza del reato, le eventuali cause e responsabilità.

In un recente articolo pubblicato su “Il Quotidiano del sud” le pagine del Tirreno cosentino evidenziavano lo stato “eccellente” del mare della città di Paola (effettivamente acclarato da diversi anni ormai), ignorando, però le criticità evidenziate dall’Arpacal e pubblicate sul sito del Ministero della Salute per alcune zone.
Lo stesso quotidiano, che qualche giorno più tardi, contraddicendo lo stesso giornalista, pubblicava uno studio compiuto dall’osservatorio regionale per la quantificazione e la qualificazione degli impianti di depurazione dell’acqua.
Lo studio ha evidenziato tra le altre criticità, una necessità di estensione degli attuali impianti (insufficienti) di depurazione della città di Paola, dall’attuale portanza delle vasche, di poco superiore ai 20mila abitanti, alla portanza effettiva di 38mila abitanti, sia per l’aumento della popolazione nel periodo estivo, sia per il necessario contenimento dei fanghi durante la stagione delle piogge proprio per evitare gli sversamenti in mare.

Crediamo che sia fondamentale promuovere il territorio paolano e le sue bellezze, (come fa il Quotidiano nell’articolo: http://www.quotidianodelsud.it/calabria/societa-cultura/2017/06/22/spiaggia-paola-zona-pennelli-mare-meraviglie-calabria-regione) ben evidenziate, ma è necessario indicare, al fine di una corretta e più ampia informazione, soprattutto per la tutela della salute pubblica dei residenti e dei turisti, che non tutto il mare di Paola è balneabile. Di fatto la “zona dei pennelli”, per la gran parte bagnata da un mare pulito, procedendo in direzione sud confina proprio con la zona del “Torrente Licciardo” colpita dal sopracitato divieto.

Riteniamo che il sistema consistente nell’aggirare o ignorare il problema non sia segnale di una politica forte e seria. Purtroppo non si vedono segnali incoraggianti, e questo pesa molto sull’economia calabrese, oltre che quella paolana, che si regge (o si dovrebbe reggere) proprio sul volume di affari che ruota attorno alla stagione estiva, grazie alla presenza del mare che è nostro dovere tutelare anche nei confronti delle generazioni future.

L’Arpacal comunica che in data odierna ha fatto prelievi nel mare di Paola, attendiamo l’esito nella speranza di uscire da quel 2% di cui sopra.

arpacal 9 luglio 2018

arpacal 9 luglio 2018

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